Incontro con Fabio Volo

Intervista

Incontro con Fabio Volo, idolo della folla

Ore 17, domenica 7 maggio Fabio Volo è atteso alla Fiera del Libro di Torino.
Più che la presentazione di "Un posto nel mondo" (il suo ultimo libro) sembra una chiacchierata tra amici.
La folla si accalca prestissimo fuori dall’ampia sala, centinaia di persone sventolano il biglietto in aria per sollecitare l’ingresso e quando riusciamo ad entrare trasportati dal fiume di giovani entusiasti la sala gialla è completamente piena, probabilmente più di 400 persone, il servizio d’ordine è numeroso e efficientissimo, tutti devono essere seduti, si teme l’assalto all’ex iena.

Fabio Volo, i single e l'adozione

Ed infatti… mezzora in ritardo salta sul palco dinamico come sempre, jeans e maglietta grigia, un simpatico sorriso fintamente intimidito sotto pizzetto e una barba incolta da almeno due giorni… ed è l’assalto, un cospicuo numero di indisciplinati si accalca intorno al palco, urla, foto, baci, qualcuno tenta già di fargli firmare un autografo, ma è lui che con simpatica diplomazia ristabilisce l’ordine, e dopo poco inizia la presentazione del suo libro.
Dura pochissimo neanche cinque minuti: “Vi consiglio di leggere questo libro, no, vi consiglio di leggere” abbozza un tentativo di descrivere il suo testo, un po’ impacciato e assolutamente impreparato da qualche confusa notizia, “Devo essere serio”, prova a spiegare cosa significa liberare l’opera d’arte, accenna alla metafora di Michelangelo, poche parole, “Fine. Basta!”

La presentazione di "Un posto nel mondo" è finita e ora una confidenziale chiacchierata tra amici, il pubblico è protagonista, ampio spazio è concesso a chi alza la mano, i fortunati discorrono serenamente delle loro cose, si presentano, qualcuno si descrive, gli fanno complimenti, chiedono consigli e curiosità.
La chiacchierata spazia da episodi di vita personali, alla sua visione del mondo, consigli e desideri, ma si parla anche d’amore, e riusciamo a carpire qualche dettaglio in più sul libro.
Fabio ci confida di aver scritto questo suo terzo libro quasi in esilio: “Ho affittato una casa, e non ho fatto altro per un mese, ero senza orari, senza vincoli, è stato bellissimo”
“Il personaggio in cui mi riconosco di più è Michele, l’io narrante a cui ho affidato le mie cose personali, ho anche vissuto un episodio drammatico nella vita così come accade nel libro.”. 
“Anche se tutti i personaggi mi appartengono un po’e riconosco che questo è ancora un mio limite di scrittore, il libro rappresenta quello che io sono e come vedo le cose ”.
È spontanea la domanda: e tu hai trovato il tuo posto nel mondo?
Accenna solo a una risposta, “La vita e la reincarnazione, io vorrei vivere tre o quattro vite contemporaneamente! Per il momento ho trovato un atteggiamento che mi fa star bene, vorrei guadagnarmi quella serenità che non si turba mai”.
Alcuni giovanissimi chiedono consigli come a un fratello maggiore: “Cosa consigli per migliorare il futuro?” O addirittura, “Come faccio a diventare uno scrittore o uno sceneggiatore?” Fabio esita, quasi impacciato sente il peso della responsabilità, si appella all’umiltà e risponde:”Personalmente credo che sia necessario partire da se. La società si libera liberando l’individuo. Si parte aggiustando i propri rapporti con se stessi, con la propria famiglia, con gli amici, col quartiere e così via, sono molto cattolico e credo nell’azione, non nel pensiero”.
“E salvatevi dalla scuola, girate il mondo da soli, fate quello che desiderate fare, e fatelo bene. Viaggiate, fate l’amore, leggete, toccate le cose con mano e un giorno esprimetevi con il mezzo di comunicazione che preferite. No alla scuola, anche se è importante!”
Parla poi della sua vita in Spagna e del suo programma, si addentra in qualche critica politica per l’Italia, e decanta le qualità di Barcellona come città contemporanea in cui ci sono diritti e doveri e vige la meritocrazia. Narra delle sue esperienze giovanili a Londra e a casa quando era un panettiere.
Fabio ha conquistato il suo pubblico, una folla di fan impazziti lo aspetta dopo l’incontro davanti allo stand Mondatori, dove il suo libro è praticamente esaurito e tutti lo vogliono autografato.
Un anno e mezzo fa lo avevamo incontrato alla Fnac durante la presentazione di un libro di Luciana Litizzetto questo eccessivo divismo ci sorprende, è una folla incontenibile che lo segue e lo adora come una star.

Un'altra domanda a cui piacevolmente risponde è: “Voglio di più” In che senso, quali sono i tuoi desideri, i tuoi sogni?

“Ora voglio imparare lo Spagnolo, vivere all’estero, fare un film, e magari in un futuro anche dirigerlo da regista, ma quello a cui sono più interessato è un percorso personale, leggere di più, capire di più di me e degli altri, essere sereno, continuare il mio lavoro, coltivare il rapporto con i miei genitori che invecchiano sempre più, fare un figlio”.

E ci confida, “Vorrei un figlio, ma non adesso se mi succedesse lo terrei, sennò intorno ai 40, i bambini dettano i tempi sulla nostra vita, credo che ora gli rovinerei la vita e la rovinerei a me, prima voglio costruire una solida base psicofisica”.

Ma qualcosa non ci torna, stamattina nella sua trasmissione radiofonica da Barcellona ha affermato di volere un figlio entro la fine dell’anno…ma ha già cambiato idea?

Dobbiamo assolutamente chiederglielo!

Mentre fugge dalla Mondatori circondato dai suoi body guard e dalla folla dei più irriducibili fan lo inseguiamo e riusciamo a fargli qualche domanda.


Confessa la correttezza della sua affermazione di stamattina in radio, “Ma forse è meglio non correre troppo”.

Gli chiediamo allora che cosa ne pensa sull’adozione di un bambino da parte di un single, alza il pollicione all’americana, e con un sorriso dice: ”Ok, non aspetto altro”.

E con uno sguardo complice ci fa intendere che è single, pur non dicendolo...

Dice anche che secondo lui “Le difficoltà delle relazioni di coppia nascono dal fatto che spesso amiamo troppo noi stessi. Amare troppo non ha senso, troppo è negativo”.

“Se uno non sa amare serenamente se stesso, sbaglia poi tutti gli altri rapporti d’amore, come una camicia che si abbottona male al primo bottone e si segue ad abbottonarla tutta storta”

“Il sentimento d’amore più bello è quello di una madre verso il figlio”.

Tentiamo un’ultima domanda al volo sul problema centrale dei single: "Un single che sta bene con se stesso è colui che può davvero amare, più di una persona che non sa stare sola? E perchè secondo te oggi ci sono così tante persone single?"

Esita, ride sotto i baffi e ci saluta...

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